in-8 (mm 184x117), pp. (2 con titolo), 19, (1), 8, con 2 tavole f.t. raffiguranti il pallone di Montgonfier e quello dell'Andreani, legatura strettamente coeva in carta decorata con elementi floreali. La prima parte contiene un resoconto sulle esperienze francesi dei Montgonfier, la seconda la descrizione del volo fatto il 13 marzo da Andreani a Moncucco. Prima ed unica edizione della descrizione del primo volo su un pallone aerostatico realizzato in Italia. Dopo un paio di tentativi non riusciti, i primi esseri umani a volare in pallone in Italia furono infatti Paolo Andreani e i fratelli Carlo e Agostino Gerli, che si erano conosciuti all'inizio del 1783, quando questi riuscirono a far alzare una piccola mongolfiera vuota nei pressi di Porta Venezia. Il giovane conte commissionò a sue spese ai tre architetti Gerli (Giuseppe sarebbe rimasto a terra) la costruzione di una mongolfiera di circa 23 metri di diametro (33 braccia milanesi). Pochi furono coloro che assistettero il 25 febbraio al primo volo al di fuori della Francia ed il quarto in assoluto della storia, nel parco di Villa Andreani a Moncucco (Brugherio), attoniti all'evento, descritto da Agostino Gerli nei suoi Opuscoli pubblicati dal Bodoni: “Il piacere grande che da noi si provava nell'osservare la sottoposta terra, l'impressione che in noi faceva il dominare da quell'altezza uno sterminato continente, ne rese estatici e rapiti. Nessuno potrà mai, per parole, descrivere la delizia di un aereo viaggio. L'entusiasmo era tale che si continuava ad alimentare il fuoco, fino a rimanere senza combustibile. ... Non può essere stata se non estrema la contentezza. Vedemmo col fatto smentite le dicerie, gli schiamazzi di coloro che dicevano il nostro un sogno, una temerarietà” (pag. 17).

L'Andreani programmò per il 13 marzo un secondo volo, allestendo un palco ed invitando invano l'imperatore Giuseppe II, che ritenne sconveniente assistere al suicidio di un proprio suddito; a detta di Pietro Verri, incaricò il Conte di Wilzeck di corrompere i fratelli Gerli con una forte somma di denaro, perché non aiutassero l'imprudente conte nel volo. In ogni caso, davanti a una folla entusiasta, questa volta il pallone aerostatico raggiunse l'altezza di 1.200 metri, viaggiò verso est per cinque chilometri e atterrando dopo 25 minuti vicino a una cascina di Carugate.

Quattro giorni dopo, il 17 marzo l'imperatore Giuseppe II, sostenendo che "un volo la cui temerarietà può avere un fine tragico" non fosse "uno spettacolo degno di un virtuoso e benefico padre del suo popolo" promulgò una legge che vietava di innalzare palloni con fiamma libera in tutto il territorio del Lombardo-Veneto: è il primo atto di legislazione aeronautica della storia.

Rarissimo libretto, censito in sole due biblioteche pubbliche italiane e una straniera: Achille Bertarelli, Biblioteca Nazionale di Napoli e Académie des sciences (Francia). L'esemplare francese ha due tavole f.t. come il presente; da un controllo con la Bertarelli è emerso che anche il loro esemplare ha 2 tavole, mentre l'esemplare della Nazionale di Napoli è descritto con tre probabilmente per errore del catalogatore essendo inserito in un volume miscellaneo. Ottimo esemplare estremamente fresco (piccola macchietta alle pp. 7-14)

la storia

Lettere amorose di madonna Celia gentildonna romana scritte al suo amante. (Legato con:) BARGAGLI, Girolamo Dialogo de' giuochi che nelle vegghie sanesi si usano di fare. Del Materiale Intronato

2 opere in 1 volume in-8, bella legatura del XVIII secolo in marocchino nocciola, con bordura in oro stilizzata con aquile ed elementi vegetali, bel dorso “à la grotesque” con tassello. Comprende: - Clelia Romana, ff. 70, impresa dello stampatore, iniziali istoriate. Rarissima edizione (censita in sole tre Biblioteche italiane) di questa raccolta di lettere d'amore scritte da Clelia, nobildonna romana, al suo amante. L'opera venne pubblicata per la prima volta nel 1562 e rappresenta un raro esempio di letteratura femminile nel Rinascimento, anche se alcune bibliografie identificano in Girolamo Parabosco il probabile autore. "A mantenere il credito del Parabosco, dovette gioviare, oltro lo stile elegante, pomposo e fiorito, corrispondente al gusto dei tempi..." (Bongi). - Bargagli, Girolamo pp. 288. Impresa tipografica al frontespizio, dedicatoria a Isabella de' Medici Orsina Duchessa di Bracciano, dedica del tipografo ai lettori e indice alfabetico dei giochi di cui si discorre nell'opera. L'opera venne edita la prima volta a Siena nel 1572 e più volte ristampata. Nella presente dedica viene ripresa quella della editio priceps del Bonetti che avverte che l'opera venne scritta, "già più anni" e pubblicata senza la revisione dell'autore, perché questi datosi "tutto all'avvocazione e al foro e non stimando più quest'opera per sua, non ha potuto né voluto porvi più il pensiero, non che la mano". Il dialogo è quindi l'ultimo documento degli interessi giovanili del Bargagli: lo compose in segno di riconoscenza per l'Accademia degli Intronati nell'allontanarsi, come egli stesso dice nel proemio dell'opera, "da, suoi piacevoli studi". Si tratta di un dialogo platonico tra alcuni giovani Intronati riuniti intorno a Marcantonio Piccolomini, detto il Sodo. L'opera si apre con la fondamentale distinzione dei giochi (di spirito, d'ingegno, di scherzo e di piacevolezza); segue il loro catalogo accompagnato da una minuta descrizione. La seconda parte tenta di delineare un ideale di perfetto accademico; si sofferma sull'invenzione delle imprese; analizza infine il novellare come genere d'intrattenimento. Ottimo esemplare seppur con macchia d'umido al margine inferiore bianco dei primi 4 fogli.

in-8 (mm 184x117), pp. (2 con titolo), 19, (1), 8, con 2 tavole f.t. raffiguranti il pallone di Montgonfier e quello dell'Andreani, legatura strettamente coeva in carta decorata con elementi floreali. La prima parte contiene un resoconto sulle esperienze francesi dei Montgonfier, la seconda la descrizione del volo fatto il 13 marzo da Andreani a Moncucco. Prima ed unica edizione della descrizione del primo volo su un pallone aerostatico realizzato in Italia. Dopo un paio di tentativi non riusciti, i primi esseri umani a volare in pallone in Italia furono infatti Paolo Andreani e i fratelli Carlo e Agostino Gerli, che si erano conosciuti all'inizio del 1783, quando questi riuscirono a far alzare una piccola mongolfiera vuota nei pressi di Porta Venezia. Il giovane conte commissionò a sue spese ai tre architetti Gerli (Giuseppe sarebbe rimasto a terra) la costruzione di una mongolfiera di circa 23 metri di diametro (33 braccia milanesi). Pochi furono coloro che assistettero il 25 febbraio al primo volo al di fuori della Francia ed il quarto in assoluto della storia, nel parco di Villa Andreani a Moncucco (Brugherio), attoniti all'evento, descritto da Agostino Gerli nei suoi Opuscoli pubblicati dal Bodoni: “Il piacere grande che da noi si provava nell'osservare la sottoposta terra, l'impressione che in noi faceva il dominare da quell'altezza uno sterminato continente, ne rese estatici e rapiti. Nessuno potrà mai, per parole, descrivere la delizia di un aereo viaggio. L'entusiasmo era tale che si continuava ad alimentare il fuoco, fino a rimanere senza combustibile. ... Non può essere stata se non estrema la contentezza. Vedemmo col fatto smentite le dicerie, gli schiamazzi di coloro che dicevano il nostro un sogno, una temerarietà” (pag. 17).

L'Andreani programmò per il 13 marzo un secondo volo, allestendo un palco ed invitando invano l'imperatore Giuseppe II, che ritenne sconveniente assistere al suicidio di un proprio suddito; a detta di Pietro Verri, incaricò il Conte di Wilzeck di corrompere i fratelli Gerli con una forte somma di denaro, perché non aiutassero l'imprudente conte nel volo. In ogni caso, davanti a una folla entusiasta, questa volta il pallone aerostatico raggiunse l'altezza di 1.200 metri, viaggiò verso est per cinque chilometri e atterrando dopo 25 minuti vicino a una cascina di Carugate.

Quattro giorni dopo, il 17 marzo l'imperatore Giuseppe II, sostenendo che "un volo la cui temerarietà può avere un fine tragico" non fosse "uno spettacolo degno di un virtuoso e benefico padre del suo popolo" promulgò una legge che vietava di innalzare palloni con fiamma libera in tutto il territorio del Lombardo-Veneto: è il primo atto di legislazione aeronautica della storia.

Rarissimo libretto, censito in sole due biblioteche pubbliche italiane e una straniera: Achille Bertarelli, Biblioteca Nazionale di Napoli e Académie des sciences (Francia). L'esemplare francese ha due tavole f.t. come il presente; da un controllo con la Bertarelli è emerso che anche il loro esemplare ha 2 tavole, mentre l'esemplare della Nazionale di Napoli è descritto con tre probabilmente per errore del catalogatore essendo inserito in un volume miscellaneo. Ottimo esemplare estremamente fresco (piccola macchietta alle pp. 7-14)

la storia

in-8 (mm 184x117), pp. (2 con titolo), 19, (1), 8, con 2 tavole f.t. raffiguranti il pallone di Montgonfier e quello dell'Andreani, legatura strettamente coeva in carta decorata con elementi floreali. La prima parte contiene un resoconto sulle esperienze francesi dei Montgonfier, la seconda la descrizione del volo fatto il 13 marzo da Andreani a Moncucco. Prima ed unica edizione della descrizione del primo volo su un pallone aerostatico realizzato in Italia. Dopo un paio di tentativi non riusciti, i primi esseri umani a volare in pallone in Italia furono infatti Paolo Andreani e i fratelli Carlo e Agostino Gerli, che si erano conosciuti all'inizio del 1783, quando questi riuscirono a far alzare una piccola mongolfiera vuota nei pressi di Porta Venezia. Il giovane conte commissionò a sue spese ai tre architetti Gerli (Giuseppe sarebbe rimasto a terra) la costruzione di una mongolfiera di circa 23 metri di diametro (33 braccia milanesi). Pochi furono coloro che assistettero il 25 febbraio al primo volo al di fuori della Francia ed il quarto in assoluto della storia, nel parco di Villa Andreani a Moncucco (Brugherio), attoniti all'evento, descritto da Agostino Gerli nei suoi Opuscoli pubblicati dal Bodoni: “Il piacere grande che da noi si provava nell'osservare la sottoposta terra, l'impressione che in noi faceva il dominare da quell'altezza uno sterminato continente, ne rese estatici e rapiti. Nessuno potrà mai, per parole, descrivere la delizia di un aereo viaggio. L'entusiasmo era tale che si continuava ad alimentare il fuoco, fino a rimanere senza combustibile. ... Non può essere stata se non estrema la contentezza. Vedemmo col fatto smentite le dicerie, gli schiamazzi di coloro che dicevano il nostro un sogno, una temerarietà” (pag. 17).

L'Andreani programmò per il 13 marzo un secondo volo, allestendo un palco ed invitando invano l'imperatore Giuseppe II, che ritenne sconveniente assistere al suicidio di un proprio suddito; a detta di Pietro Verri, incaricò il Conte di Wilzeck di corrompere i fratelli Gerli con una forte somma di denaro, perché non aiutassero l'imprudente conte nel volo. In ogni caso, davanti a una folla entusiasta, questa volta il pallone aerostatico raggiunse l'altezza di 1.200 metri, viaggiò verso est per cinque chilometri e atterrando dopo 25 minuti vicino a una cascina di Carugate.

Quattro giorni dopo, il 17 marzo l'imperatore Giuseppe II, sostenendo che "un volo la cui temerarietà può avere un fine tragico" non fosse "uno spettacolo degno di un virtuoso e benefico padre del suo popolo" promulgò una legge che vietava di innalzare palloni con fiamma libera in tutto il territorio del Lombardo-Veneto: è il primo atto di legislazione aeronautica della storia.

Rarissimo libretto, censito in sole due biblioteche pubbliche italiane e una straniera: Achille Bertarelli, Biblioteca Nazionale di Napoli e Académie des sciences (Francia). L'esemplare francese ha due tavole f.t. come il presente; da un controllo con la Bertarelli è emerso che anche il loro esemplare ha 2 tavole, mentre l'esemplare della Nazionale di Napoli è descritto con tre probabilmente per errore del catalogatore essendo inserito in un volume miscellaneo. Ottimo esemplare estremamente fresco (piccola macchietta alle pp. 7-14)

opere in vetrina

in-folio piccolo (280x200 mm), ff. (2), XLIII, 1 bianco, leg. inizio 800 piena pergamena, con riquadri in oro ai piatti, titolo impresso su quello anteriore, dorso a nervi con fregi e tit. oro. Prima ed unica edizione di uno dei più eleganti libri di musica di ogni epoca, supendamente illustrato da 70 silografie su mezza pag., raffiguranti suonatori di strumenti a tastiera, in eleganti abiti cinquecenteschi, e grafici di teoria musicale. Il Fogliano, fratello dell'organista Giacomo, nato a Modena sul finire del XV sec., fu nel 1513-14 cantore della Cappella Giulia in San Pietro, e poi a Modena al servizio del Cardinale d'Este. Nel suo trattato sono esposti e dimostrati i principi armonici, ripresi poi dallo Zarlino, ''allo scopo di conciliare fra loro tutti gli elementi che verso la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII dovevano concorrere alla formazione del temperamento equabile. Abbandonando le teorie pitagoriche, restaurò il metodo aristotelico di ricerca per lo studio dei fenomeni del suono e dell'udito'' (Encicl. d Musica III, 8). L'opera è di grande rilievo per gli indirizzi opposti a quelli dominanti nella teoria del primo Rinascimento di matrice pitagorica e neoplatonica: Fogliano adotta invece il modello aristotelico e propone l'intonazione sul comma sintonico di Tolomeo. Il teorico modenese era celebre ai tempi suoi anche per la vasta cultura filosofica.

Libro di assoluta rarità. Bell'esemplare marginoso (ma due illustrazioni. fuori formato risultano lievem. rifilate in basso come in tutti gli esemplari. Sander: ''les planches des ff. 38 et 39 sont généralement, rognées''); due note di possesso al tit., qualche fioritura nei margini.

Fascicolo di 2 bifolii (titolo bianco al verso, pp. 1-6; tracce di pieghe), in bella carta marmorizzata settecentesca. Conservato in bell'astuccio in mezza pelle e carta decorata. Impresso a Bologna nel 1685 da Giacomo Monti, contiene un'istanza al Senato bolognese da parte di due pittori (dei quali non siamo in grado di fornire i nomi), i quali chiedono per gli artisti pittori l'esenzione dalla tassa ''annua colletta chiamata comunemente la obbedienza, e dalle altre soggezioni e gravezze'', facendo notare la loro peculiarità di artisti, ben diversi dagli artigiani che operano nel campo della decorazione (''...indoratori, santari, stuccatori, verniciatori...dipintori da bottega...'') e rimarcando il fatto che nella pittura, al contrario di ciò che avviene in altri mestieri, non sono i materiali impiegati, i ''vili colori'' che valorizzano l'opera, bensì il genio dell'artista ''Certo che chi acquista una testa diremmo del gran Raffaelle, o del Correggio, un ritratto di Tiziano, non compra...quelle pochissime tente che l'han colorito..., ma il magistero di quella operazione, preziosa per l'eccellenza della forma...'' (pag. 2). Quindi i pittori devono essere esentati da certe tasse e gravezze, come già ben fecero molti antichi sovrani ed illuminati mecenati, tra cui Francesco I di Francia, Filippo II di Spagna e Carlo Emanuele di Savoia. Inoltre si chiede che la ''Compagnia de' Pittori in Bologna'' possa godere di benevola legislazione, ''benignità e munificenza'', come già avviene a Roma, Firenze, Genova, Venezia e Milano ed in vari Stati d'Europa. Per vari aspetti trattasi, quindi, di documento di straordinaria importanza per le rivendicazioni "sindacali" della categoria. Molto raro; nel Catalogo degli Statuti del Senato (vol. I, p. 174), infatti, un solo documento, e per di più Manoscritto del XVIII secolo, concerne i pittori di Bologna, i quali soltanto nel 1709 riuscirono a formare l'Accademia Clementina, per la tutela dei propri diritti. Rarissimo cimelio, in buono stato di conservazione, a grandi margini. Buon esemplare (tracce di pieghe verticali ed orizzontali; restauri a quelle del primo foglio).

in-4, (227 x163 mm) ff. 73 (con segnatura: (*)2, A-H4, I2, K-L4, M1, N-T4, V2, privo della carta M2 in origine bianca) numerati come 149 pagine: salto di numerazione 69-72, tra le pagine L1v e O1r numerose ripetizioni di numerazione ma che non alterano il computo complessivo delle pagine da 81 a 99. Remboitage in un'importante legatura alle armi medicee: in pelle, con ricca decorazione à l'éventailentro fregi polilobati, al centro un ottagono racchiude lo stella mediceo con le sei pallein pelle coeva, varie dentelle (dorso con larga dentelle abilmente riapplicato. Al titolo antichi timbri di possesso; una tavola con strappetto restaurato; al contropiatto ex-libris inciso ottocentesco di William Brown Kitchener, con motto"In pietate salus".In seguito acquistato dal libraio inglese Percy Mordaunt Barnard nel 1916.

Stemma mediceo al tit., iniz. e fregi silogr. Con3tavole più volte ripiegate f.t. incise in rame da Matteo Greuter raffiguranti il "Convito", l'"Argonautica" in Arno e il Torneo. Prima edizione (da taluni bibliografi attribuita per errore a Ottavio anziché a Camillo Rinuccini), la quale, data l'enorme richiesta, ebbe immediatamente almeno quattro ristampe (con numero di pag. diverso e con l'aggiunta di tavole che in taluni rarissimi esempl. sono in numero di cinque). Vinet ipotizza che ogni acquirente acquistasse le tavole di proprio interesse.

in-4, pp. XX, 119 (invertite in fase di rilegatura le pp. 69-72), (1), legatura coeva in pergamena, tassello al dorso. Vignetta al titolo, testatine, finalini ed iniziali vegetali; completo di una tavola con l'originaria disposizione del Museo all'interno del Monastero di San Vitale e di LXXII tav. f.t., ripiegate in modo da favorirne la consultazione, raffiguranti il più ricco repertorio iconografico italiano di ferri chirurgici e apparecchiature meccaniche terapeutiche dl XVIII secolo (ferri, letti, tavole operatorie, poltrone, mobili, sistemi per il trasporto dei pazienti, fasciature...), la maggior parte sono firmate da Giovanni Lindemain. Prima ed unica edizione di quella che è l'unica testimonianza sopravvissuta di questa grandiosa istituzione museale medico-chirurgica che nacque nel 1746 a Ravenna sotto l'influsso delle nuove idee Settecentesche. La trasformazione della raccolta in Museo, con vere e proprie finalità collezionistiche e acquisto anche di materiale didattico illustrativo fu dovuta al dotto padre Ippolito Rondinelli; nella realizzazione di questa impresa si associò con il chirurgo locale Gaetano Bianchi. L'importanza che ebbe fin dall'inizio la collezione è testimoniata anche dalla collocazione dei materiali all'interno del complesso benedettino. Sebbene fosse uno dei maggior vanti della comunità, a partire dal 1797, a seguito delle soppressioni napoleoniche, la raccolta seguì un triste destino di dispersione. Nel 1862 si ha ancora traccia di qualche strumento, del quale venne effettuato il restauro. Il venire meno della funzione pratica del materiale ne segnò la fine. Buon esemplare di edizione estremamente rara e curiosa (antico timbro di possesso sull'occhietto).

in-4 (mm 220x163), pp. 55 e una bianca, cartonatura dell'epoca con stupenda carta goffrata e dorata su fondo porpora, conservata in astuccio. Armi araldiche degli sposi sul titolo, una testata e una iniziale istoriata alla pag. 3, una grande tavola ripegata fuori testo incisa in rame da Stefano Della Bella raffigurante il Balletto equestre, d'invenzione di Agnolo Ricci, nei Giardini di Boboli. L'incisione è divisa in 17 scomparti di misure diverse: quello più grande al centro raffigura un anfiteatro tondo con un arco di trionfo, un carro trainato da 4 elefanti ed un dragone morto. Le altre sezioni rappresentano il "carro d'amore" ed i vari movimenti dei cavalieri. La dettagliata descrizione della tavola di Della Bella figura nelle pagine 36 a 54 del testo. Varie altre pagine sono dedicate al commento dell'opera "Le Nozze degli Dei"che fu recitata nel contesto della Festa per nozze.

Bell'esemplare con buoni margini e in preziosa e attraente carta decorata, proveniente (1938?) dal catalogo 150 di Davis- Orioli. Tra le due guerre il grande libraio Giuseppe Orioli ebbe bottega a Firenze e poi a Londra, dove conobbe il suo futuro socio J. Irving Davis, con il quale tornato a Firenze aprì una libreria in via Vecchietti. Il rilievo della carta era ottenuto tramite una matrice metallica impressa a caldo che veniva applicata insieme alla doratura alle carte stesse (inevitabili tracce d'uso al dorso e agli angoli).

in-8 (mm 184x117), pp. (2 con titolo), 19, (1), 8, con 2 tavole f.t. raffiguranti il pallone di Montgonfier e quello dell'Andreani, legatura strettamente coeva in carta decorata con elementi floreali. La prima parte contiene un resoconto sulle esperienze francesi dei Montgonfier, la seconda la descrizione del volo fatto il 13 marzo da Andreani a Moncucco. Prima ed unica edizione della descrizione del primo volo su un pallone aerostatico realizzato in Italia. Dopo un paio di tentativi non riusciti, i primi esseri umani a volare in pallone in Italia furono infatti Paolo Andreani e i fratelli Carlo e Agostino Gerli, che si erano conosciuti all'inizio del 1783, quando questi riuscirono a far alzare una piccola mongolfiera vuota nei pressi di Porta Venezia. Il giovane conte commissionò a sue spese ai tre architetti Gerli (Giuseppe sarebbe rimasto a terra) la costruzione di una mongolfiera di circa 23 metri di diametro (33 braccia milanesi). Pochi furono coloro che assistettero il 25 febbraio al primo volo al di fuori della Francia ed il quarto in assoluto della storia, nel parco di Villa Andreani a Moncucco (Brugherio), attoniti all'evento, descritto da Agostino Gerli nei suoi Opuscoli pubblicati dal Bodoni: “Il piacere grande che da noi si provava nell'osservare la sottoposta terra, l'impressione che in noi faceva il dominare da quell'altezza uno sterminato continente, ne rese estatici e rapiti. Nessuno potrà mai, per parole, descrivere la delizia di un aereo viaggio. L'entusiasmo era tale che si continuava ad alimentare il fuoco, fino a rimanere senza combustibile. ... Non può essere stata se non estrema la contentezza. Vedemmo col fatto smentite le dicerie, gli schiamazzi di coloro che dicevano il nostro un sogno, una temerarietà” (pag. 17).

L'Andreani programmò per il 13 marzo un secondo volo, allestendo un palco ed invitando invano l'imperatore Giuseppe II, che ritenne sconveniente assistere al suicidio di un proprio suddito; a detta di Pietro Verri, incaricò il Conte di Wilzeck di corrompere i fratelli Gerli con una forte somma di denaro, perché non aiutassero l'imprudente conte nel volo. In ogni caso, davanti a una folla entusiasta, questa volta il pallone aerostatico raggiunse l'altezza di 1.200 metri, viaggiò verso est per cinque chilometri e atterrando dopo 25 minuti vicino a una cascina di Carugate.

Quattro giorni dopo, il 17 marzo l'imperatore Giuseppe II, sostenendo che "un volo la cui temerarietà può avere un fine tragico" non fosse "uno spettacolo degno di un virtuoso e benefico padre del suo popolo" promulgò una legge che vietava di innalzare palloni con fiamma libera in tutto il territorio del Lombardo-Veneto: è il primo atto di legislazione aeronautica della storia.

Rarissimo libretto, censito in sole due biblioteche pubbliche italiane e una straniera: Achille Bertarelli, Biblioteca Nazionale di Napoli e Académie des sciences (Francia). L'esemplare francese ha due tavole f.t. come il presente; da un controllo con la Bertarelli è emerso che anche il loro esemplare ha 2 tavole, mentre l'esemplare della Nazionale di Napoli è descritto con tre probabilmente per errore del catalogatore essendo inserito in un volume miscellaneo. Ottimo esemplare estremamente fresco (piccola macchietta alle pp. 7-14)

in-4 (mm 189x129), ff. n.n. 135 su 142 (privo di A8 con incisione a piena pagina, inserita in facsimile, e 6 fogli con glossario in fine; n2 e n8 invertite nella fascicolazione), bella legatura d'amatore (firmata Capé) in marocchino bruno, triplice filetto, fleuron ed impressioni vegetali angolari a secco ai piatti; titolo ed anno in oro al dorso. Prima edizione rimasta punto di riferimento per le ristampe successive fino agli anni trenta del XX secolo, quando venne soppiantata dalle prime edizioni critiche che espunsero alcune Laudi riducendo a 92 il corpus attribuito a Iacopone. Precedono il testo un Proemio e indici delle 100 Laudi; composte in settenari ed ottonari sono il riflesso della poesia diascalica che tanto successo ebbe tra Toscana ed Umbria nel XII e XIII secolo. Testo di fondamentale importanza per la predicazione in volgare italiano. Esemplare accuratamente rinfrescatro; di illustre provenienza: Thomas Gaisford, celebre filologo e gracista inglese della prima metà del XIX secolo.

2 opere in 1 volume in-8, bella legatura del XVIII secolo in marocchino nocciola, con bordura in oro stilizzata con aquile ed elementi vegetali, bel dorso “à la grotesque” con tassello. Comprende: - Clelia Romana, ff. 70, impresa dello stampatore, iniziali istoriate. Rarissima edizione (censita in sole tre Biblioteche italiane) di questa raccolta di lettere d'amore scritte da Clelia, nobildonna romana, al suo amante. L'opera venne pubblicata per la prima volta nel 1562 e rappresenta un raro esempio di letteratura femminile nel Rinascimento, anche se alcune bibliografie identificano in Girolamo Parabosco il probabile autore. "A mantenere il credito del Parabosco, dovette gioviare, oltro lo stile elegante, pomposo e fiorito, corrispondente al gusto dei tempi..." (Bongi). - Bargagli, Girolamo pp. 288. Impresa tipografica al frontespizio, dedicatoria a Isabella de' Medici Orsina Duchessa di Bracciano, dedica del tipografo ai lettori e indice alfabetico dei giochi di cui si discorre nell'opera. L'opera venne edita la prima volta a Siena nel 1572 e più volte ristampata. Nella presente dedica viene ripresa quella della editio priceps del Bonetti che avverte che l'opera venne scritta, "già più anni" e pubblicata senza la revisione dell'autore, perché questi datosi "tutto all'avvocazione e al foro e non stimando più quest'opera per sua, non ha potuto né voluto porvi più il pensiero, non che la mano". Il dialogo è quindi l'ultimo documento degli interessi giovanili del Bargagli: lo compose in segno di riconoscenza per l'Accademia degli Intronati nell'allontanarsi, come egli stesso dice nel proemio dell'opera, "da, suoi piacevoli studi". Si tratta di un dialogo platonico tra alcuni giovani Intronati riuniti intorno a Marcantonio Piccolomini, detto il Sodo. L'opera si apre con la fondamentale distinzione dei giochi (di spirito, d'ingegno, di scherzo e di piacevolezza); segue il loro catalogo accompagnato da una minuta descrizione. La seconda parte tenta di delineare un ideale di perfetto accademico; si sofferma sull'invenzione delle imprese; analizza infine il novellare come genere d'intrattenimento. Ottimo esemplare seppur con macchia d'umido al margine inferiore bianco dei primi 4 fogli.

In-folio carré (360x320mm), legatura in alluminio smerigliato ai piatti con dorso in marocchino grigio antracite. Custodito in elegante astuccio di alluminio. Prima e unica edizione, stampata su fogli d'alluminio da 0,25mm in sole 50 copie numerate, più 10 fuori commercio. Il nostro esemplare è il numero 13 e riporta la firma di Donald Glaister. Il Ponte di Brooklyn, fin dalla sua inaugurazione nel 1883, ha ispirato molti scrittori e artisti, da Hart Crane a Walker Evans. Quando fu completato era il primo ponte sospeso in acciaio, il più lungo del mondo, il primo a utilizzare campane pneumatiche per i lavori subacquei. Progettato da John Roebling e portato a compimento dal figlio Washington, il ponte è ancora oggi fonte di ispirazione, forse più che in passato da quando l'11 settembre ha cambiato la prospettiva degli statunitensi sui loro monumenti nazionali. L'opera è realizzata in materiali insoliti per un libro, eppure perfettamente in sintonia con l'eleganza, la possanza e l'inventiva di una grande icona americana, esempio di libro d'artista contemporaneo di grande livellodi grande livello.

Introdotto da una poesia di Glaister, le5 rappresentazioni del Ponte di Brooklyn sono in acrilico su alluminio smerigliato,dipinti a doppia pagina che raffigurano il Ponte in diversi momenti dell'anno o della giornata e da diverse angolazioni. Anche le illustrazioni astratte comunicano grande realismo proprio in virtù dei materiali e della composizione, che evoca sia la forza dell'acciaio, sia la nebbia che sale dall'East River. Alternati ai dipinti, troviamo 9 studi astratti, sempre realizzati su fogli d'alluminio che esplorano il concetto di ponte, anche attraverso l'uso di materiali inusuali: pittura acrilica, cavi, chiodi, sabbia frammenti metallici. Sia i dipinti sia gli studi sono diversi, benché simili, in ogni copia dell'opera. Esemplare in perfetto stato di conservazione, completo di opuscolo cartaceo di presentazione con copertina metallizzata.

in-folio, (mm 273x198), ff. (4), CCLVI ff. legatura del primo Settecento in marocchino rosso, titolo e data su tassello e ricchi fregi in oro al dorso, ai piatti bordura e fregi angolari in oro. Al frontespizio bordura a racemi, una grande vignetta con Francesco che riceve le stimmate e grande impresa di Gotardo da Ponte; al verso grandiosa silografia che raffigura Francesco ai piedi di un albero "genealogico" delle 40 conformità, sul quale è crocefisso Cristo; Mortimer nota che ''this representation of the material of the text in the form of a tree was part of the original manuscript submitted by Bartholomaeus for approbation in 1399'' (Harvard, It. n.44). Nel testo, tre ripetizioni del legno delle stimmate e varie grandi capilettera istoriate. Prima edizione dell'opera che ha assicurato per secoli larga fama al frate minore Bartolomeo de Rinonichi, professore nei ginnasi di Padova, Siena e Pisa e predicatore illustre. Composto tra il 1385 e il 1390, e approvato ufficialmente dall'Ordine il 2 agosto 1399, durante il Capitolo generale di Assisi, sviluppa sino alle ultime conseguenze il tema della conformità tra la vita di Cristo e quella di s. Francesco, unico fra tutti i santi ad avvicinarsi in maniera totale al proprio modello divino. L'opera, divisa in tre grandi libri, mette a profitto la maggior parte delle fonti disponibili nella seconda metà del Trecento, compresi gli scrittori francescani spirituali; con una serie di parallelismi sintetici tra i due: come la vita di Gesù ha avuto quaranta frutti spirituali altrettanti ne darà la vita di s. Francesco. Lo scritto ebbe enorme diffusione e sollevò opposizioni fra i protestanti: un violento opuscolo del 1542 di Erasmus Alberus ebbe nella sua traduzione tedesca una prefazione di Martin Lutero. L'edizione è celebre anche perché, dal verso del f. CCII al recto di CCIII, comprende la prima appariazione a stampa del "Cantico delle Creature", anche noto come Cantico di Frate Sole, il più antico testo poetico della letteratura italiana che si conosca; la sua stesura risalirebbe a due anni prima della morte di San Francesco (1226). I margini non grandi di questo esemplare in bella legatura fanno sì che il primo foglio risulti rifilato: al recto manca il solo filetto inferiore della cornice, mentre al verso la bordura è priva di 4 mm sui tre lati; restauro al margine esterno dei ff. G7-8.

in-8 (mm 172x110), pp. (32, le ultime 2 bb.), 136, (22,), rilegatura di inizio XIX secolo in vitellino biondo con bordura a filetti oro sui piatti, superlibros di Aboussouan impresso in oro al centro dei medesimi, dorso a nervetti con tit. e fregi oro ai piccoli ferri, dentelle int. (parte superiore della cerniera debole). Stemma di Gerusalemme silogr. al tit., iniz. silogr. Nelle pagine prelim. lunga dedica dell'a. ad Ernesto, arcivescovo di Colonia e vari componimenti poetici in lode dell'a. e dell'opera. Quarta edizione in latino (la prima apparve 1585) di quest'opera assai rara che in 270 paragrafi, più o meno lunghi, descrive dettagliatamente le porte, le strade e gli edifici principali della Città Santa, con particolare riguardo al Tempio, ed i luoghi vicini così come dovevano essere al tempo di Gesù Cristo; contiene inoltre brevi cenni storici sulla vita, passione e morte di Cristo e di vari santi. In fine sono elencate 36 opere utilizzate dall'autore. Chr. Adrichem, latinizzato in Andrichomius (Delft 1533 - Colonia 1585) dedicò la propria vita allo studio della Terra Santa, componendo anche altre importanti opere, tra cui il “Theatrum Terrae Sanctae”. Esemplare molto bello, proveniente dalla Biblioteca Aboussouan con suo ex-libris applicato all'interno del piatto anteriore. Lungo il lato inferiore, lungo il titolo, firma di Aboussuan manoscritta in arabo.

in-4 (mm 189x129), ff. n.n. 135 su 142 (privo di A8 con incisione a piena pagina, inserita in facsimile, e 6 fogli con glossario in fine; n2 e n8 invertite nella fascicolazione), bella legatura d'amatore (firmata Capé) in marocchino bruno, triplice filetto, fleuron ed impressioni vegetali angolari a secco ai piatti; titolo ed anno in oro al dorso. Prima edizione rimasta punto di riferimento per le ristampe successive fino agli anni trenta del XX secolo, quando venne soppiantata dalle prime edizioni critiche che espunsero alcune Laudi riducendo a 92 il corpus attribuito a Iacopone. Precedono il testo un Proemio e indici delle 100 Laudi; composte in settenari ed ottonari sono il riflesso della poesia diascalica che tanto successo ebbe tra Toscana ed Umbria nel XII e XIII secolo. Testo di fondamentale importanza per la predicazione in volgare italiano. Esemplare accuratamente rinfrescatro; di illustre provenienza: Thomas Gaisford, celebre filologo e gracista inglese della prima metà del XIX secolo.

In-folio carré (360x320mm), legatura in alluminio smerigliato ai piatti con dorso in marocchino grigio antracite. Custodito in elegante astuccio di alluminio. Prima e unica edizione, stampata su fogli d'alluminio da 0,25mm in sole 50 copie numerate, più 10 fuori commercio. Il nostro esemplare è il numero 13 e riporta la firma di Donald Glaister. Il Ponte di Brooklyn, fin dalla sua inaugurazione nel 1883, ha ispirato molti scrittori e artisti, da Hart Crane a Walker Evans. Quando fu completato era il primo ponte sospeso in acciaio, il più lungo del mondo, il primo a utilizzare campane pneumatiche per i lavori subacquei. Progettato da John Roebling e portato a compimento dal figlio Washington, il ponte è ancora oggi fonte di ispirazione, forse più che in passato da quando l'11 settembre ha cambiato la prospettiva degli statunitensi sui loro monumenti nazionali. L'opera è realizzata in materiali insoliti per un libro, eppure perfettamente in sintonia con l'eleganza, la possanza e l'inventiva di una grande icona americana, esempio di libro d'artista contemporaneo di grande livellodi grande livello.

Introdotto da una poesia di Glaister, le5 rappresentazioni del Ponte di Brooklyn sono in acrilico su alluminio smerigliato,dipinti a doppia pagina che raffigurano il Ponte in diversi momenti dell'anno o della giornata e da diverse angolazioni. Anche le illustrazioni astratte comunicano grande realismo proprio in virtù dei materiali e della composizione, che evoca sia la forza dell'acciaio, sia la nebbia che sale dall'East River. Alternati ai dipinti, troviamo 9 studi astratti, sempre realizzati su fogli d'alluminio che esplorano il concetto di ponte, anche attraverso l'uso di materiali inusuali: pittura acrilica, cavi, chiodi, sabbia frammenti metallici. Sia i dipinti sia gli studi sono diversi, benché simili, in ogni copia dell'opera. Esemplare in perfetto stato di conservazione, completo di opuscolo cartaceo di presentazione con copertina metallizzata.

in-4, (227 x163 mm) ff. 73 (con segnatura: (*)2, A-H4, I2, K-L4, M1, N-T4, V2, privo della carta M2 in origine bianca) numerati come 149 pagine: salto di numerazione 69-72, tra le pagine L1v e O1r numerose ripetizioni di numerazione ma che non alterano il computo complessivo delle pagine da 81 a 99. Remboitage in un'importante legatura alle armi medicee: in pelle, con ricca decorazione à l'éventailentro fregi polilobati, al centro un ottagono racchiude lo stella mediceo con le sei pallein pelle coeva, varie dentelle (dorso con larga dentelle abilmente riapplicato. Al titolo antichi timbri di possesso; una tavola con strappetto restaurato; al contropiatto ex-libris inciso ottocentesco di William Brown Kitchener, con motto"In pietate salus".In seguito acquistato dal libraio inglese Percy Mordaunt Barnard nel 1916.

Stemma mediceo al tit., iniz. e fregi silogr. Con3tavole più volte ripiegate f.t. incise in rame da Matteo Greuter raffiguranti il "Convito", l'"Argonautica" in Arno e il Torneo. Prima edizione (da taluni bibliografi attribuita per errore a Ottavio anziché a Camillo Rinuccini), la quale, data l'enorme richiesta, ebbe immediatamente almeno quattro ristampe (con numero di pag. diverso e con l'aggiunta di tavole che in taluni rarissimi esempl. sono in numero di cinque). Vinet ipotizza che ogni acquirente acquistasse le tavole di proprio interesse.

in-4 (mm 236x170), ff. (8 con titolo con impresa editoriale, dediche e Sonetti a Bianca Cappello, dedica ai Lettori "..Hora io havendo già consumato anni ventisette in questa professione...", Sonetti in lode all'autore e ritratto del Caroso ad anni XXXXVI), ff. 16 con il Trattato Primo diviso in 54 Regole),184 Trattato Secondo, ff. (4 con Indice), legatura coeva in pergamena semifloscia, titolo calligrafato lungo il dorso e lacci in pelle allumata, in elegante astuccio in mezza pelle. Illustrato da un ritratto dell'a. e 22 figure a piena pagina incise in rame da Giacomo Franco raffiguranti coppie di balelrini, musica notata n.t., iniziali istoriate.Prima edizione, dedicata a Bianca Cappello "de Medici, Granduchessa di Toscana" dopoil matrimonio segreto conFrancesco. Il primo libro termina al verso del f. 16 con un "Avertimento alle donne"che precede un secondo frontespizio; il libro secondo comprende 78 balli, di cui i primi 2 dedicati a Bianca Cappello.

Provenienza: Al contropiatto ex-libris inciso di Eugenio di Savoia-Carignano (1816-1888) e nell'astuccio ex-libris artistico di Mario Serandrei. Esemplare estremamente genuino, fresco e marginoso, antica firma abrasa al titolo, chiose sottolineature al solo Libro Primo delle Regole ad indicare l'uso pratico che probabilmente l'antico possessore fece del volume: una volta appresi i passi dei vari balli spiegati nella prima parte del volume non ebbe più necessità di prendere appunti nella parte in cui venivano messi in pratica.

in-folio piccolo (280x200 mm), ff. (2), XLIII, 1 bianco, leg. inizio 800 piena pergamena, con riquadri in oro ai piatti, titolo impresso su quello anteriore, dorso a nervi con fregi e tit. oro. Prima ed unica edizione di uno dei più eleganti libri di musica di ogni epoca, supendamente illustrato da 70 silografie su mezza pag., raffiguranti suonatori di strumenti a tastiera, in eleganti abiti cinquecenteschi, e grafici di teoria musicale. Il Fogliano, fratello dell'organista Giacomo, nato a Modena sul finire del XV sec., fu nel 1513-14 cantore della Cappella Giulia in San Pietro, e poi a Modena al servizio del Cardinale d'Este. Nel suo trattato sono esposti e dimostrati i principi armonici, ripresi poi dallo Zarlino, ''allo scopo di conciliare fra loro tutti gli elementi che verso la fine del XVII secolo e l'inizio del XVIII dovevano concorrere alla formazione del temperamento equabile. Abbandonando le teorie pitagoriche, restaurò il metodo aristotelico di ricerca per lo studio dei fenomeni del suono e dell'udito'' (Encicl. d Musica III, 8). L'opera è di grande rilievo per gli indirizzi opposti a quelli dominanti nella teoria del primo Rinascimento di matrice pitagorica e neoplatonica: Fogliano adotta invece il modello aristotelico e propone l'intonazione sul comma sintonico di Tolomeo. Il teorico modenese era celebre ai tempi suoi anche per la vasta cultura filosofica.

Libro di assoluta rarità. Bell'esemplare marginoso (ma due illustrazioni. fuori formato risultano lievem. rifilate in basso come in tutti gli esemplari. Sander: ''les planches des ff. 38 et 39 sont généralement, rognées''); due note di possesso al tit., qualche fioritura nei margini.

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