UNGARETTI, Giuseppe.

Lettera autografa firmata indirizzata a ''Mio caro Vigna'',

S.l. e S.d. (ma 1942), 1 pagina in-4 (mm 290x225), vergata in chiara grafia e firmata "Ungaretti", relativa al fascino che il mito di Stendhal dovette esercitare anche su Ungaretti. Il poeta scrive a un non meglio identificato amico Vigna (''Mio Caro Vigna'') per annunciargli una sua prossima visita a Civitavecchia, insieme ad un musicologo francese di nome Banzi: ''....sabato, o venerdì della settimana ventura, io e il mio amico Banzi, un musicologo e uno scrittore francese... si verrebbe a Civitavecchia''. Domanda al corrispondente di fissare un appuntamento con Bucci, da identificare con Clodoveo Bucci, per poter visionare alcuni manoscritti e volumi appartenuti a Sthendal, attualmente conservati presso il Comune di Milano nel fondo Stendhaliano Bucci (''...se ti è possibile preparare per quel giorno l'incontro con Bucci, col quale si potrebbe parlare di Sthendal, scrivimi''). Il primo custode di questa importante raccolta dei libri appartenuti a Sthendal e rinvenuti nel 1842, anno della morte del celebre scrittore francese, è stato Donato Bucci (1798-1870), suo fedele amico e poi suo esecutore testamentario per i beni lasciati in Italia. Morto Donato è appunto il nipote Clodoveo (1855-1942) che continua a conservare i volumi e gli altri cimeli stendhaliani. Con il cambio di secolo inizia a fiorire intorno ai documenti rimasti in Italia un'attenzione non più dettata solo dalla semplice curiosità di vedere la biblioteca del console scrittore, ma rivolta ad indagare gli autografi contenuti nei libri mentre Stendhal si avvia ad essere uno scrittore di culto. Clodoveo Bucci è disponibile possessore della raccolta; con lui gli stendhaliani si relazionano per avere accesso ai volumi e Casa Bucci diventa sia una meta privilegiata degli studiosi: hanno lasciato traccia del loro passaggio tra gli altri appunto Ungaretti (come questa importante lettera sembra confermare), Gian Pietro Lucini, Margherita Sarfatti e Alberto Savinio. La Raccolta venne venduta nel 1942 dagli eredi di Clodoveo a Federico Gentile, figlio del senatore Giovanni Gentile. La visita di Ungaretti è quindi da collocare proprio nel ‘42, anno in cui il poeta rientrò in Italia dopo il lungo soggiorno a San Paolo del Brasile. Curioso anche il fatto che la lettera venne spedita ad un destinatario erroneo come si legge in calce da mano dello stesso Ungaretti: ''Ecco la lettera che era stata mandata per errore a Maroni. Rispondi Telegraficamente''.In perfetto stato (piccola mancanza nel margine inferiore, ininfluente).
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