AUGUSTIS, Quiricus de.

Lumen Apothecariorum.

(In fine:) Taurini, per Nicolaum de Benedictis hispanum et Jacobinum Suigum, 15 febbr. 1492,

in-folio, ff. XXXVIII, (4), con segnat. a-e6, f-g4, (h4); legatura 500esca in pergamena floscia, titolo ms. al dorso. Impresa tipogr. in fine, testo su due colonne in car. semigotico, interamente rubricato in rosso e blu. Foglio a1: ''Lumen Apothecariorum''; f. a2: ''Incipit libellus intitulatus lumen apothecariorum:/ Editus a subtilissimo artium et medicine doctore do / mino magistro Quirico de Augustis de terdona. / Cogitanti...''; f. XXXVIII, g4 r., colophon: ''...Taurini impressum: per Nico / laum de benedictis hyspanum: et Jacobinum Suigum / Anno Salutis Mill.o uqadrigentessimo nonagessi / mo secundo: die quintadecima Februarij''. Dedica dell'autore al fratello Giovanni Francesco cui si dichiara riconoscente per averlo stimolato a non trascorrere nell'ozio la giovinezza. In fine un utile indice degli argomenti in ordine alfabetico. Editio princeps di questo trattato di farmacologia straordinariamente raro (3 soli esempl. in Italia: Milano, Torino e Venezia e nessun esempl. negli altri paesi europei ed in USA), contenente una quantità di formule dettagliate e di medicinali composti da un gran numero d'ingredienti (talvolta fino a trenta). L'opera, basata su fonti antiche e sugli scienziati arabi, quali Avicenna e Mesua, vuole aiutare i farmacisti nel chiarire oscure terminologie e nell'applicazione di droghe ed indica rimedi contro dolori di stomaco, di testa, agli occhi, ecc. e vari benefici per i disturbi dell'umore. L'applicazione di ingredienti esotici (quali oppio, rabarbaro, mandragora, cardamono, varie piante e pietre preziose) illustrano e documentano il commercio italiano delle droghe e la crescente conoscenza delle sostanze medicinali nel tardo medioevo. L'opera ebbe enorme successo, tanto da venir quasi, per così dire, consunta dall'uso dei farmacisti dell'epoca; fu ancora ristampata nel 1525 ed utilizzata nel corso di tutto il XVI secolo. Il piemontese Quirico degli Augusti, nato a Tortona intorno alla metà del XV sec., fu medico di Margherita, figlia di Carlo, duca del Borbonese, e moglie di Filippo ''senza terra'', allora conte di Bresse, poi duca di Savoia; verso la fine del secolo esercitò l'arte medica a Vercelli. Superbo cimelio dell'arte tipografica torinese. Esempl. puro e marginoso, con al verso dell'ultimo foglio una ricetta manoscritta in italiano d'inizio XVI secolo.

Come già detto, manca alle biblioteche pubbliche di tutti i paesi europei, tranne l'Italia. Non in Wellcome e Adams. IGI 1072. Klebs 122.1. Hain 2118. GW 3063. Cfr. Manzoni, Annali tipogr. torinesi, pp. 62-5. Malacarne, Opere de' medici e cerusici...negli Stati di Casa Savoia, p. 162.

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