L’ Associazione Librai Antiquari d’Italia

L’ Associazione Librai Antiquari d’Italia

Le tre generazioni di Pregliasco si sono dedicate con entusiasmo ai destini dell’ALAI: Lorenzo fu tra i fondatori dell’allora Circolo nel 1948, Arturo ne è stato Presidente dal 1970 al 1976, organizzando con Vittorio Soave un memorabile Congresso mondiale a Venezia nel 1986, mentre Umberto l’ha presieduta dal 2004 al 2010. Gli anglosassoni fruiscono di una felicissima espressione, “to serve as the President”, ed è sempre ben presente in famiglia una attenzione tutta piemontese per l’associazione, con la serietà dell’impegno che questa richiede. L’incarico istituzionale ha visto Umberto molto attivo nella partecipazione a convegni – su bibliofilia, rapporti con le biblioteche pubbliche, tutela dei beni librari – organizzati nel contesto delle mostre di Roma a Palazzo Venezia nel 2004, di Firenze a Palazzo Corsini nel 2005, di Torino alla Fiera del Libro nel 2007, di Milano nel maggio 2008, ed a partire dal 2006 di quelle tenutesi a Bologna. Questi eventi hanno ospitato importanti conferenze con autorevoli personalità, come “Cultura e Collezionismo” con Giulio Andreotti e Oliviero Diliberto,“Collezionare libri rari” con Giampiero Mughini, “La memoria vegetale e altri scritti di bibliofilia”, e “Un bibliofilo di grande Eco” con Umberto Eco, “Quando i libri erano cari” con Luciano Canfora. La ILAB-LILA riunisce circa 2.000 librerie antiquarie sparse in tutti i continenti e costituisce una vera e propria “Internazionale” della cultura, che abolisce ogni confine con un proprio codice deontologico e le proprie tradizioni, unendo persone e lingue le più diverse sotto l’insegna “Amor Librorum Nos Unit” – e non se ne potrebbe trovare una più adatta. Il Congresso mondiale e la relativa mostra costituiscono un impegno che i paesi membri dell’Associazione si assumono a turno, e costituiscono un momento privilegiato per approfondire i problemi relativi alla professione e al mercato antiquario e per stringere rapporti di amicizia. L’Italia lo aveva ospitato nel 1953 a Milano, nel 1964 a Ravenna e nel 1986 a Venezia; nel 2010 Umberto ne ha curato l’organizzazione a Bologna, cercando di coinvolgere tutta la città ed i giovani, di “spettacolarizzare” il più possibile il libro antico, che per la prima volta in Italia è stato proiettato al centro di un grande festival dedicato anche ai non addetti ai lavori. Grazie alla partecipazione di oltre 120 espositori la Mostra del Libro Antico ha occupato l’intero Palazzo Re Enzo: è stata un’occasione irripetibile per i bibliofili italiani, la più grande manifestazione del genere mai realizzata in Italia. In seguito a questo successo i librai italiani potranno finalmente essere considerati all’altezza del patrimonio culturale e tipografico del nostro Paese, e se il piccolo marchio dell’ALAI avrà finalmente un peso commerciale ed etico, sarà grazie alla nuova consapevolezza di questa associazione, che rappresenta quasi 120 librerie e da anni collabora per la tutela del patrimonio librario con le istituzioni ed il Nucleo per il Patrimonio Culturale. Le istituzioni bolognesi hanno avuto fiducia nel progetto, curando esposizioni memorabili all’Archiginnasio, alla Biblioteca Universitaria e al Museo della Musica. La Cineteca di Bologna ha realizzato un apprezzato blob antologico delle scene cinematografiche più rilevanti sul mestiere del libraio antiquario, selezionate mediante un sondaggio realizzato tra i librai, con il contributo di qualche Università americana. Oltre agli usuali convegni, sono state proposte visite alle più importanti biblioteche dell’Emilia-Romagna, decine di conferenze, alcune specialistiche ed altre di grande richiamo come quelle di Giampiero Mughini e Luciano Canfora. Quasi duemila persone, tra cui molti giovani, sono accorse alla splendida Aula Magna di Santa Lucia, teatro della conferenza di Umberto Eco e della lectio magistralis letterario-musicale di Roberto Vecchioni. Ritenendo infatti che il libro antico abbia un enorme potenziale culturale che si può prestare a contesti moderni, abbiamo voluto affiancarlo per la prima volta alla musica contemporanea. Dall’antica Grecia ai cantautori moderni ha affascinato il pubblico: il Professore ha parlato delle forme di poesia in musica da Saffo a De André e spiegato le ragioni, personali o culturali, che l’hanno spinto ad utilizzare alcune fonti letterarie. In molti suoi testi compaiono infatti autori e personaggi che diventano come dei “doppi” del cantautore, nei quali egli proietta qualcosa di sé, da Omero a Dante, da Cervantes a Defoe, da Rimbaud a Oscar Wilde, da Cesare Pavese a Fernando Pessoa. Per esempio ne "Le lettere d'amore" Vecchioni è riuscito in pochi versi a delineare la complessità del poeta portoghese: “Pessoa chiuse gli occhiali e si addormento. Quelli che scrivevano per lui lo lasciarono solo, e la finì di mascherarsi dietro tanti nomi, dimenticando Ophelia. E capì tardi che dentro quel negozio di tabaccheria c 'era più vita di quanta ce ne fosse in tutta la sua poesia”. Pessoa prima di morire comprende il fallimento della propria vita personale a dispetto di quella letteraria: pur avendo scritto attraverso i propri eteronimi la “Tabacaria” e centinaia di poesie, non aveva mai scritto lettere d'amore ad Ophélia Queiroz.

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