DELBENE, Bartolomeo.
Civitas Veri, sive morum.
Ad Christianissimum Henricum III.. Commentariis T.Marcilii. Parisiis, apud Ambr. et Hier.Drouart, 1609,
in-folio (343x219 mm), ff. (4, di cui ultimo bianco), 258, (2), legatura coeva in pergamena rigida (restauri a una cerniera, piatti ondulati, qualche macchia), tassello in pelle con nome dell'autore in oro. Titolo entro bordura architettonica con figure, firmata "Thomas de Let. fe." ; 33 splendide incisioni allegoriche a 2/3 di pagina (una su doppia pag.). Il Delbene (n. Firenze 1514) seguì a Parigi il padre Niccolò , maggiordomo del Re di Francia, divenendo egli stesso precettore di Margherita di Francia-Valois (1524-74), che al Castello di Rivoli dimorò a lungo insieme al marito Emanuele Filiberto, partorendovi Carlo Emanuele I. Dopo la di lei morte fu autorevole membro dell'Accademia diretta da Enrico III di Toscana, componendo poesie didascaliche e scherzose. La sua opera principale, ispirata all'Etica Nicomachea di Aristotele, immagina una Città del Vero, guidata da un'utopia urbanistica in cui le piazze, le case, i giardini e le varie costruzioni sono strutturate in modo da favorire le virtù e combattere i vizi: si trovano le Porte dei Cinque Sensi, i Palazzi della Temperanza, della Mansuetudine e della Liberalità, il Labirinto dell'Avarizia, le Basiliche della Magnanimità e della Modestia, la Reggia dell'Affabilità e quella della Verità , il Bosco dell'Arroganza il Prato dell'Equità e le Colline delle Virtù eroiche, le Torri dell'Amicizia ed i Templi delle Arti e delle Virtù intellettuali. Una tavola su doppia pagina raffigura la pianta a volo d'uccello della Città utopica, le altre incisioni raffigurano dettagliate vedute particolari, con alcune sorprendenti ed originali strutture architettoniche, seppur filtrate da una complessa simbologia. La descrizione dell'autore è in versi latini, divisa in 30 capitoli; su sua richiesta, Teodoro Marcilio ha aggiunto un commentario in prosa a fini divulgativi. Opera veramente inusuale, che si inserisce nell'ambito dell'emblemistica secentesca e delle grandi Utopie rinascimentali, dalla Città di Dio di S.Agostino all'Utopia di Tommaso Moro, precedendo di 14 anni la pubblicazione della Città del Sole di Campanella; la sua originalità e modernità sta nell'ambientazione prettamente architettonica ed urbanistica, più che morale o religiosa, del progetto. Libro di notevole rarità e molto ambito. Tra le vedute, la più antica raffigurazione a stampa di Rivoli, con il giardino di cedri e limoni. Buon esemplare, marginoso (lievi aloni d'umido lungo il margine superiore), antiche note in francese relativa al testo alla sguardia anteriore.
Praz, p.46. Gritella, Rivoli, genesi di una residenza sabauda, pp. 27-45: «L'aspetto che dovette avere assunto l'edificio a cavallo tra il XIV e XV secolo ci è noto attraverso quella che è oggi ritenuta la più antica rappresentazione figurata del Castello e del borgo di Rivoli.. ci rappresenta la complessa struttura del Castello dominante il borgo cittadino e sovrastato da un'alta torre quadrata alla quale si addossano differenti corpi di fabbrica, aggregati gli uni agli altri, difesi da alti bastioni...» . Paultre, Les images du livre, p.147: «Indiscutablement se rattache à l'art de mémoire.. La ville immaginaire et ses palais, reflets d'une architecture conventionnelle, apparaissent comme un ensemble de loci où les personnages et les objets constituent des images de mémoires. Le propos de l'auteur est de faciliter la mé mori-sation de l'Ethique à Nicomaque en repré sentant par des personnages les vertus et les vices, procé dé typique de l'art de mé moire mé dié val» . Balsamo, Les Delbene à la Cour de France (Sorbonne, 1990): «L'ouvrage était inspiré des conversations savantes qu'il avait avec la Duchesse au château de Rivoli. Delbene dé crivait les vertus morales et intellectuelles, il traç ait un itinéraire symbolique qui évocait le Songe de Poliphile..» .