DI GIOVANNI, Giovanni.

Codex Diplomaticus Siciliae, complectens a primo Christianae Religionis saeculo ad nostram usque aetatem…Tomus primus (unico pubblicato).

Panormi, Typ. Seminarii Archiep., excudebat Ant. Gramignani, 1743,

in-folio, pp. XII, 500, (4), legatura coeva in pergamena rigida (sciupata agli spigoli infer.), tit. e fregi oro al dorso, tagli marmorizz. Vignetta sul tit., testata con ritr. in ovale del segretario di stato di Benedetto XIV, cardinale Silvio Valenti Gonzaga, cui l'opera è dedicata, altra bella testata con fig. allegoriche all'inizio del testo, due grandi bellissime iniz. inc. Prima ed unica edizione di questo primo tomo (l'unico pubblicato dei cinque previsti), di straordinaria rarità. «Questo volume comprende 300 diplomi autentici e nell'appendice altri 29 dubbi o apocrifi (i primi due in caratteri greci, con traduzione latina a fronte) de' primi dieci secoli cristiani, e parecchie dissertazioni dell'autore sulla fondazione, polizia, disciplina delle Chiese sicole» (Narbone II, 41). Sottoposta a revisione, l'opera (il cui progetto era stato pubblicato già nel 1741) fu aspramente ed ingiustamente censurata dal Mongitore, il quale dopo aver affannosamente esaminato in una sola notte il volume stampato, morì di apoplessia il giorno seguente; e poiché una parte del popolo pretendeva che l'opera venisse messa al rogo, il Senato di Palermo ordinò che il primo volume, già stampato, fosse soppresso e che tutte le copie fossero consegnate all'Arcivescovo. Niente più si seppe degli altri volumi manoscritti. Successivamente, però, lo stesso Senato fece riesaminare il volume e ne permise la pubblicazione, facendovi inserire in fine la ''auctoris admonitio ad lectorem'', cioè un avvertimento contenente varie correzioni, una specie di ''errata corrige'' di presunti errori sostanziali. E' sicuramente la più importante e la più bella tra le molte opere del dottissimo autore (Taormina 1699 - Palermo 1753), letterato, giurista, canonico della cattedrale di Palermo, Vicario capitolare ed infine giudice della Reggia di Sicilia. Esemplare genuino, a grandi margini (con bruniture della carta, in rari casi anche piuttosto marcate, ma che non inficiano la godibilità del volume).

Mira I, 431.

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