BOCCACCIO, Giovanni.

Il Decamerone.

(Al verso del f. CCCLII:) Impresso in Vinegia per Gregorio de Gregori il mese di Maggio dell'anno MDXVI,

in-4 (mm 206x135), ff. (2), CCCLII, (10, ultimo bianco), raffinata e perfetta legatura d'amatore in marocchino nocciola, dorso a 5 nervi con filetti a secco e ricchi fregi in oro, titolo e note su due scomparti; i piatti con elaborata bordura in oro e a secco con volute e terminazioni angolari a racemi (firmata al contropiatto Riviere & Co.). Precede il testo l'inusuale dedica del Delfino "Alle gentil et valorose donne"; in fine Errata e Tavola dell'opera. Prima edizione in formato in-4 e prima a cura del Delfino, che ebbe il merito di riordinare e presentare l'opera boccaccesca nella sua integrità: "ebbe veramente il merito di fare i primi passi per ridonare al Decamerone la sua integrità; per lo che questa edizion salì in molta fama" (Gamba 169). Edizione assai stimata dal punto di vista filologico, è ricercata anche per la sua rarità (censita in sole 10 Biblioteche pubbliche italiane); "...oggi di una sicura rarità. E' la prima edizione che uscisse nel formato di quarto, e la prima in cui si cercasse di ridurre il Decameron alla sua integrità" (cfr. Bacchi della Lega, 34). Edizione preziosissima dal punto di vista filologico, oltre che tipografico. Costituì un notevole balzo in avanti nella qualità testuale, fu curata nel 1516 da Niccolò Delfino , che collazionò il testo dell'edizione mantovana del 1472, che a sua volta si rifaceva sostanzialmente alla princeps, con alcuni manoscritti quattrocenteschi; l'editore infatti "sosteneva di aver restaurato l'opera 'alla sua intera et chiara lettione', selezionando da 'molti antichissimi testi' le parti che sembravano corrispondere maggiormente all'intenzione dell'autore" (Richardson). Ne risultò un testo linguisticamente ineccepibile nella sua coloritura fiorentina trecentesca. E' provato che il Bembo consultò largamente quest'edizione in vista delle Prose della Volgar lingua, stimandola la migliore: "El Boccaccio stampato in Fiorenza del MDXXVII io non ho, che ne corressi uno di questi stampati in Venezia assai prima con un testo antichissimo e perfetto. Ne poi mi ho curato de altro. Ho ben inteso che l'è corretto assai" scrive nella famosa lettera dell'8 marzo 1533 al Ramusio. "Grazie al ritrovamento nel Vat. Chigiano L.VIII.304, f. 239rv di una lista, autografa di Bembo, di voci desunte dal Decameron, Vecce ha riscontrato che i rinvii numerici posti accanto ai passi boccacciani corrispondono alle carte di questa stampa" (cfr. Pulsoni). Sull'edizione Delfino furono esemplate tutte le successive, a partire da quella data dagli eredi di Aldo (Venezia, 1522), che comprende anche le tre novelle pseudo boccaccesche, aggiunte all'opera per la prima volta dai Giunta nel 1516. Ottimo esemplare, fresco e grandi margini (tracce di polvere al titolo e al verso dell'ultimo f. bianco). Ex Libris Roberti Pye de Clifton Campville in Comm. Stafford Baronetti e antiche note possesso: al titolo fregio calligrafico e nota manoscritta: "1640 li 2:7bre Jo Giorgio Barichia Romano comprai questo libro"; all'angolo superiore della dedicatoria: "Nat. Wright 1740".

Borromeo p. 7 e V: ''...primo comparve alla luce il più corretto degli altri'' Zambrini 37. Mostre Certaldo n. 48. Olschki n. 3. Pulsoni, “Postillati Cinquecenteschi del Decameron", Aevum, vol. 83, no. 3, 2009. B. Richardson, Italian Studies Library Group Bulletin, 2010.

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