GELLI, Giovan Battista.

La Circe.

(In fine:) Firenze, Lorenzo Torrentino, 1549, in-8, pp. 266, (6, il primo col colophon, gli altri bianchi), leg. coeva p. perg. Frontespizio figurato a motivo architett. fig., al verso ritr. del Gelli in silogr., una grande iniz. istor., testo in car. rom. Dedica dell'a. a Cosimo de Medici. Prima edizione di questa celebre e fortunata opera in dieci dialoghi, nella quale il Gelli "racconta che di undici greci, compagni di Ulisse, trasformati in bestie da Circe, il solo elefante, che s'era prima occupato di filosofia, consente a ridiventar uomo: gli altri, la serpe, la lepre, il capro, il cane, il cavallo, ecc. non vogliono. Il che significa che soltanto gli uomini fortificati dalla filosofia possono sottrarsi ai vincoli pressoché infrangibili della sensualità. Lucido, chiaro, giudizioso il pensiero, anzi talora così indipendente, che il secondo dialogo sull'immortalità dell'anima fu posto all'Indice; attraente la vicenda, anche per la rispondenza dei personaggi bestiali od umani con personaggi e situazioni della vita fiorentina del tempo; la forma limpida, spontanea, schiettamente fiorentina" (cfr. Renda-Operti, Diz. stor. letter. ital., p. 525). Bell'esempl. Moreni, Annali Torrentino, p. 53: «raro libro di lingua». Gamba 491: «Assai rara». BMC 293. Adams G-333. D.B. It., vol. 53, pp. 12-8.
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