ARNIGIO, Bartolomeo.

Le Diece Veglie de gli Ammendati Costumi dell'Humana Vita.

Nelle quali non sol si tratta di quelle Vertù..., ma etiandio si flagellano acerrimamente quei vitij...Treviso, Vangelista Deuchino, MDCII (1602),

in-4 (204x142 mm), pp. (8), 700, (12), pergamena coeva, titolo ms. al dorso. Titolo a stampa rossa e nera, impresa tipogr., fregi ed iniziali silografiche ornate, car. tondo. Dedica dello stampatore a Giuseppe Manzoni, ''arciprete di Cologna''. Seconda edizione (la prima Brescia 1577) di opera curiosa ed interessante, assai apprezzata dagli intellettuali del tempo, tradotta in francese da Pierre de Larrivey e pubblicata a Troyes nel 1608. ''L'autore ha diviso i suoi Discorsi in dieci Veglie tenute fra vari amici in Brescia in casa di Ortensio Domizio. Le Veglie V, VI, IX sono curiose per quanto vi è detto sul governo de' maritati, sulla condizione de' maestri e de' pedanti, sugli effetti delle passioni, dell'ira, dell'impazienza, dell'odio, della superbia, ecc. ed entrano di quando in quando in racconti di fatti, detti, ed avvenimenti curiosi'' (Gamba, Novelle ital., n. 32). L'autore (Brescia 1523-1577) fu medico, e letterato, Accademico Occulto di Brescia ed Intronato di Siena, detto il Solingo. Prima di abbandonare la medicina, fu accusato della morte di numerosi pazienti e corse il pericolo di essere lapidato. Si rifugiò presso l'abate Ascanio Martinengo come lettore di filosofia. Compose numerose "Rime" petrarchesche e cortigianesche (Venezia, 1555), la"Il Dialogo della medicina d'amore"(Brescia, 1566), il"Discorso intorno al disprezzo della morte"(Padova, 1575), e dueCanzoni per la battaglia di Lepanto(Venezia, 1572). Bell'esemplare (sul titolo nota di possesso di"mutio fabricius"dell'epoca e traccia di una a penna del 1935).

Gamba, Novelle ital., n. 32, note. Borromeo, Novellieri ital., I, p. 28-9. Papanti p. 22. Brunet I, 491. DBIt. IV, p. 253-4. Michel-Michel I, 74.

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