FLORES, Juan de.

Historia di Aurelio et Isabella, nella quale si disputa: chi più dia occasione di peccare, l'huomo alla donna, o la donna a l'huomo. Di lingua spagnola in italiana tradotta da m. Lelio Aletiphilo

In Vinegia, appresso Gabriel Giolito De Ferrari, 1548,

in-8 piccolo (155x98 mm), ff. 49, carattere corsivo, impresa giolitina della Fenice al frontespizio, 44 grandi iniziali xilografiche figurate (30x30 mm). Legatura in carta decorata settecentesca. Precede il testo la "Lettera di Giovanni di Fiore, che già compose la seguente opera in lingua castigliana, alla sua signora". Seconda e non comune edizione del Giolito di questa fortunatissima opera di uno degli autori spagnoli più letti in Europa prima di Cervantes. La fama di Juan de Flores (ca. 1455-1525) è legata proprio al racconto di Grisel y Mirabella; pubblicata nel 1495, ebbe nel Cinquecento oltre 50 ristampe, ispirando Lope de Vega, John Fletcher e G. de Scudéry per parti delle loro opere; nonché l'Ariosto per l'episodio di Ginevra dell'Orlando Furioso. La storia dei due amanti, costretti al suicidio per salvare l'altro, ha un sottotesto fortemente femminista, e fu letta per lo più dalle donne. Questo stimolò riflessioni sul dibattito sui due generi, l'eguaglianza delle donne davanti alla legge e il loro diritto a un'istruzione superiore e la maggiore gravità della seduzione maschile o femminile: nella sfida dialettica sul tema l'autore parla attraverso Briseide che difende Mirabel e tutte le donne, in un'accorata accusa al potere maschile che condanna la vittima e salva lo stupratore. Il suo antagonista maschile è Torellas, in realtà una figura storica reale: poeta contemporaneo, noto per le violente posizioni misogine e in particolare per il celebre Maldecir de las mujeres. Questa novela sentimentalesprime sia tutta la carica misogina della letteratura del tempo ma, forse involontariamente, esprime un'invettiva contro il patriarcato e rivendicazioni femministe ancora attuali. Buon esemplare, lievi fioriture della carta, per lo più marginali.

Papanti, Novellieri Italiani, p. 9. Bongi, Annali, pp. 212-213. Manca a varie bibliografie.

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