MACHIAVELLI, Niccolo'.
The Florentine Historie.Written in the Italian tongue translated into English by T. B. [Thomas Bedingfield] Esquire.
in-4 (274x176), (12), 222, buona legatura inglese seicentesca in pieno cuoio con dorso a nervetti abilmente rifatto: ai piatti cornice formata da triplice ordine di filetti, fregi floreali ai 4 angoli con iniziali “I.O.W.”, il tutto impresso a secco; piccoli difetti agli angoli. Titolo entro elaborata bordura architettonica incisa in legno animata da personaggi sulle due colonne laterali, animali e allegorie; in basso grande medaglione racchiude un cinghiale con il motto “Spiro non tibi”. Elaborati frontalini ed inziali ornate all'inizio di ciascun capitolo. Prima edizione inglese delle Historie, che furono commissionate dalla Famiglia Medici al Machiavelli per rimediare alle vicende del 1513 – accuse di cospirazione, tortura, arresti domiciliari - e che uscirono postume nel 1532. "The first example in Italian literature of a national biography" la definì l'Encicl. Britannica. La traduzione si deve a Thomas Bedingfield - che già aveva lavorato al De Consolatione (1542) di Cardano - e precede di quasi mezzo secolo quella del “Principe”. testimoniando la diffusione di Machiavelli nell'Inghilterra di fine Cinquecento. Le sue fortune furono condizionate dal rapporto dualistico che la Gran Bretagna ebbe con l'Italia: in un primo tempo Machiavelli era molto ammirato dalla cultura inglese come profondo pensatore e scrittore di genio; poi divenne l'incarnazione delle forze e delle dottrine cattoliche europee contro le quali stava combattendo l'emergente stato protestante inglese. Il machiavellismo influenzò la morale e la politica inglese ai tempi di Thomas More, William Shakespeare, Walter Raleigh, Francis Bacon, Thomas Hobbes e John Milton. E Nicolò diventò sinonimo di ateismo e di un modo infido di eliminare il proprio modello di “Principe”, nonché addirittura un personaggio sul palcoscenico elisabettiano.
In quest'opera "M. ha la possibilità di far parlare i protagonisti con la loro voce per persuadere o dissuadere i loro concittadini a sostenere o rifiutare una linea di condotta. Può mostrare la retorica deliberativa in azione, e far parlare gli antichi fiorentini ai fiorentini del suo tempo per esortarli con parole potenti e sagge a non imitare gli errori che hanno causato il declino della città". (Maurizio Viroli). Secondo Machiavelli, storia e storiografia erano la stessa cosa, e quest'opera ne è il miglior esempio. Dopo la crisi del 1513, con gli arresti per cospirazione e le torture, il rapporto di Machiavelli con la famiglia Medici iniziò passivamente a ricucirsi. Se la dedica de "Il Principe" (1513) a Lorenzo II de' Medici non sortì alcun effetto, una parte della fazione allora dominante a Firenze non gli si oppose e anzi gli concesse una nomina. Nella lettera deplora il suo stato di ozio, offrendo la sua preziosa esperienza politica al nuovo signore. Nel 1520 fu invitato a Lucca per una missione di carattere semiprivato, segno che l'ostracismo stava per essere sollevato. Alla fine di quell'anno, il cardinale Giulio de Medici lo incaricò di scrivere una Storia di Firenze. Sebbene questo non fosse esattamente l'incarico che desiderava, Machiavelli lo accettò come l'unico modo possibile per rientrare nelle grazie dei Medici. L'intento dell'opera era quello di recuperare la carica di ufficialità storica della città. Quest'opera non fu soltanto un'opera su commissione, ma un tributo al suo"desire to write a history that would inspire all lovers of the common good of man in whatever age or nation. The speeches he fabricated, the emotions behind the mere events he wrote about "are developed beyond dramatic requirements into expositions of social and political truths suggested by Florentine events. Incidentally, these orations enabled Machiavelli to deal with the problem of the Medici." (Allan Gilbret,Machiavelli). Tra l'altro, queste orazioni permisero a Machiavelli di affrontare il problema dei Medici". (Allan GILBRET, Machiavelli). Giulio, ora Papa Clemente VII, apprezzò il lavoro e lo ricompensò, anche se moderatamente, e gli chiese sostegno per la creazione di un esercito nazionale, sulla scia della sua opera teorica "L'arte della guerra".
Buon esemplare di edizione di notevole rilevanza per i rapporti culturali tra Italia e Inghilterra. Leggere bruniture ai primi e ultimi ff., foglio di titolo con il margine esterno sfrangiato e corto ma senza mancanze alla bordura, qualche traccia d'uso e antica collocazione J-6 in inchiostro nell'estrema parte superiore; piccolo lavoro di tarlo nel margine inferiore bianco di alcuni fogli. Nel complesso buon esemplare, considerata le caratteristiche dei libri inglesi.Firpo, Bibliografia di M., n.194 censisce una ventina di esemplari nel mondo, di cui 5 fuori dalla Gran Bretagna e nessuno in Italia.
Gerber, III, pp. 98-101, n.1. Pollard-Redgrave n. 17162. Firpo, Bibliografia di M., n.194 censed some 20 copies (only five outside UK, none in Italy).