BECCARIA, Cesare.
Traitè des dèlits et des peines.
Senza indicazione di traduttore. Losanna,1766,
In-8 (160x93 mm), pp. XXXI, 285, raffinata legatura alle armi di Béatrix de Choiseul, duchessa di Gramont, in marocchino granata con titolo ed eleganti fregi oro al dorso, triplice ordine di filetti ai piatti, dentelle int, tagli dorati. Al centro di entrambi, le armi con stemmi delle due famiglie. Prima traduzione francese di un testo fondamentale contro la pena di morte, appartenuta a una donna collezionista, morta sotto la ghigliottina nel 1794. Posteriore di due anni all'edizione originale italiana, del principale trattato sull'abolizione della torrtura e sui difetti del sistema di legislazione giudiziaria dei suoi tempi, commentato da Diderot e da Voltaire. Traduzione condotta sulla terza edizione italiana, riveduta e corretta dall'autore. D'Alembert, avutane una copia in regalo da Paolo Frisi, ne annunciò la traduzione francese di André Morellet e ne fece un'immediata entusiastica recensione sulla ''Gazette littéraire de l'Europe'' del 1° agosto 1765, amplificando, così, la fama dell'opera e del suo autore. E' sicuramente una tra le opere più innovative e rivoluzionarie sulla riforma penale e la criminologia, in opposizione alla pena di morte, in perfetta sintonia con le idee umanitarie dell'Illuminismo europeo. La Gramont fu molto influente alla corte di Versailles, e vicina a divenire la favorita di Louis XV, prima dell'arrivo a corte di Madame du Barry. Donna colta, la duchessa costituì una biblioteca scelta, che fece rilegare in marocchino. Fu dispersa all'asta il 16 ventoso dell'anno V, dopo la sua morte sulla ghigliottina il 17 aprile 1794. Bell'esemplare (alone ai primi due quaderni, graffio e angolo schiacciato al piatto posteriore).
Clermont Tonnerre, “Une Bibliophile au temps de Louis XV”, in Revue d'Histoire littéraire xxxv, 1928, pp. 241-9. Firpo, Ediz. Nazionale I, pp. 288 e segg. Printing and Mind of Man 209 (ediz. orig. 1764).