GIOLFI, Antonio (1721-1796)

Raccolta di diverse vedute della città di Genova e delle principali sue parti e fabbriche.

Genua, privately printed, 1769 ca.,

in-folio massimo (mm 595 x 440), una pianta della città e 19 vedute incise in rame delle quali le prime 4 più volte ripiegate (ognuna impressa da due lastre in rame, lunghe quindi circa 150 cm). Elegante rilegatura inglese di metà Ottocento in vitellino biondo, su entrambi i piatti quadruplo riquadro di filetti in oro e grande stemma nobiliare quadripartito e inserito in una composizione di volute e sovrastato da corona; dorso abilmente rifatto, con 7 nervi e titolo "Genova" nel secondo scomparto.

Prima ed unica edizione di questa splendida e rarissima raccolta di vedute, dedicata a Giuseppe Doria e composta da venti acqueforti eseguite in collaborazione con Giuseppe Torricelli per la stesura preparatoria, Gian Lorenzo Guidotti per l'incisione, Giuseppe Riviera per l'esecuzione di alcuni disegni e ai Chiesa Tessera, autori di quattro lastre. La pianta della città intitolata Genoa nel solo giro delle sua mura vecchie con l'esposizione delle Chiesa e luoghi principali, opera del Guidotti, fu stampata a Lucca intorno al 1760. Quest'album rappresenta la volontà di autocelebrazione di Genova per allinearsi agli altri grandi centri europei che disponevano di scene urbane ampie e solenni, iniziativa nuova per la formazione dell'immagine di Genova come città dal fasto monumentale barocco, in un momento in cui andava affermandosi il genere letterario della guida.

Il G. scelse e diresse i collaboratori limitandone talvolta l'invenzione e il disegno (Poleggi, 1986, pp. 17 s.). Nell'evocazione del clima urbano l'opera scansa da sé ogni pedanteria e ufficialità, per l'assenza di monumenti quali la cattedrale, palazzo ducale o palazzo S. Giorgio. Nonostante le debolezze e le incongruenze prospettiche, la raccolta, progettata quasi come un album, rappresentò un'iniziativa nuova per Genova. Tuttavia, la personalità del Giolfi sembra essere ancora incapace di risolvere con autonomia i problemi tecnici ed espressivi della "veduta", se si pensa alle coeve esperienze veneziane, fiorentine, romane e napoletane. Il frutto del lavoro del G. e dei suoi collaboratori è comunque e soprattutto un'occasione importante per la formazione dell'immagine di Genova come città d'arte, in un momento in cui si affermava per la prima volta il genere letterario della guida.

Raccolta di tavole assai rare da reperirsi singolarmente ma introvabile in album completo e in queste condizioni di conservazione, senza essere mai state inficiate da polvere, luce o umidità. Il nostro esemplare è stupendo, molto marginoso, alcune tavole conservano tracce di barbe. Tutte le acqueforti sono su carta spessa vergellata, L'artefice di questa grande opera fu Antonio Giolfi, allievo di Lorenzo De Ferrari dal quale ereditò le suggestioni di sapore tardobarocco che si esprimono in queste stupende vedute della sua città natale. Nell'evocazione del clima urbano genovese, questa raccolta infatti è avulsa dall'ufficialità tipica delle produzioni precedenti non da ultimo per l'assenza di monumenti quali la cattedrale, il palazzo ducale o il palazzo di San Giorgio. La mano di Giuseppe Riviera è percepibile nella qualità della dimensione di due tavole, la Veduta di San Pier d'Arena e la Veduta del palazzo del prencipe D'Oria dall'impianto compositivo solenne. La composizione delle tavole esalta i soggetti prospettici coniugandoli con piccole scene di genere. Molte di queste vedute sono un prezioso testimone di architetture da tempo perdute come gli scorci che raffigurano le chiese di S. Luca, S. Vito e S. Giusta, il frontone della Veduta dell'albergo dei poveri con la decorazione di Giovanni Battista Carlone o il grande complesso del Lazzaretto non più esistente. Poleggi sostiene che le vedute “sono caratterizzate da un fare artistico composto e controllato, con un nitore di linguaggio dagli accenti narrativi che si allontana dai toni della grande decorazione genovese di pochi decenni anteriore.”. Il volume comprende:

  1. Genova nel solo giro delle sue mura vecchie con l'esposizione delle Chiese e luoghi principali, una planimetria derivante direttamente da un disegno acquerellato datato 1766 e firmato da Giacomo Brusco. L'incisione verrà più volte riprodotta ad accompagnamento delle guide settecentesche della città.
  2. Veduta della città di Genova, di Torricelli e Guidotti funge quasi da frontespizio o proscenio, ideata secondo uno schema ottico a metà strada tra la veduta di costa e quella a volo d'uccello, creando una figurazione raccorciata e diretta sull'edilizia che s'affaccia sullo specchio portuale, lasciando in ombra la collina. L'impianto si distende dalla Lanterna fino alle ville d'Albaro, trascurando la Val Bisagno e prediligendo il monte Fasce.
  3. La Veduta di Genova dalla parte di Bisagno offre una particolare impaginazione paesistica ad anfiteatro della città, una schematizzazione che individua le linee portanti di una zona periferica dove l'abbraccio delle colline è interrotto dalle grandi opere difensive.
  4. Nella Veduta di San Pier d'Arena la qualità del disegno rivela la presenza di Giuseppe Riviera,
  5. Nella Veduta della collina di Albaro è possibile, dietro la quinta di ortolani e scalpellini al lavoro, identificare una a una le principali dimore, discernere gli edifici religiosi di Nostra Signora del Monte, di S. Pietro alla Foce, e i perduti S. Luca, S. Vito, S. Giusta, oltre al grande complesso del lazzaretto non più esistente.
  6. La Veduta del palazzo del sig. Marcello Durazzo nella strada Balbi illustra la maggiore residenza cittadina del tempo, dimora principesca affacciata sul porto. La composizione esalta la decorazione dell'immenso prospetto, davanti al quale si svolgono piccole scene di genere.

7.La Veduta dell'albergo dei poveri predilige la facciata monumentale, dietro cui si dipanano quattro grandi cortili attorno a una chiesa a pianta centrale. Il frontone riporta una preziosa testimonianza della perduta decorazione di Giovanni Battista Carlone.

  1. La parrocchia gentilizia dei Sauli troneggia nella Veduta della chiesa di Carignano, letta da una schematica prospettiva frontale, con una resa deformata della cupola. Nell'incisione appare a sinistra l'ex noviziato secentesco dei gesuiti, non più esistente. Qui il G. è autore sia della composizione sia del disegno preparatorio: ciò ha suggerito l'ipotesi che sia stata davvero la posizione ufficiale dell'abate pittore a limitare la competenza professionale e la creatività dei suoi più esperti collaboratori (Poleggi, 1986, p. 28).
  2. Veduta della Strada Balbi
  3. Nella Veduta di piazza della Nunziata, da cui si diparte la strada Balbi, i prospetti, affacciati su una delle piazze più intensamente vissute nella scena cittadina, sono reinterpretati con arbitraria esaltazione o deformazione dei volumi, rendendo la resa documentaria affidabile solo nei particolari. A sinistra si vede una preziosa testimonianza della torre di S. Sabina e della porta di S. Agnese.
  4. L'ostentata illustrazione dei maggiori luoghi di vita cittadina torna, con una certa insicurezza prospettica, nella Veduta della piazza di Fossello (in realtà Fossatello);
  5. La Veduta di ponte Reale restituisce la Ripa ancora celata dalle cinquecentesche mura di Mare, demolite nella prima metà dell'Ottocento. L'interesse si concentra però sul primo piano, con la fontana di Giovanni Battista Orsolino, ora in piazza Colombo, e non sullo sfondo (e qui il G. è anche disegnatore) piuttosto generico.
  6. La Veduta del ponte di Carignano mostra la grande opera pubblica iniziata su committenza dei Sauli a partire dal 1718 dall'ingegnere Gérard de Langlade, per collegare la sommità del colle di Carignano, con la basilica gentilizia della famiglia, alla collina di Castello. Qui si vede anche il pittoresco e oggi perduto borgo dei lanaioli di Rio Torbido.
  7. La Veduta del palazzo del duca D'Oria in strada Nuova, cuore della via per le sue dimensioni, costituisce anche un omaggio da parte del G. al suo protettore. L'impianto prospettico, diversamente rispetto a palazzo Balbi Durazzo, appare scorciato; nello spazio davanti all'edificio, le figurine si muovono con gesti di teatrale ammirazione. In alto a sinistra è una testimonianza della chiesa duecentesca di S. Francesco, oggi non più esistente.
  8. mentre nella Veduta di strada Nuova, che costituisce il centro della raccolta, l'arredo urbano del più celebre quartiere cinquecentesco, celebrato fra gli altri da P.P. Rubens, è descritto più come una sorta di "collezione" di palazzi che come una strada.
  9. La presenza del Riviera è nuovamente percepibile nella qualità della dimensione percettiva della Veduta del palazzo del prencipe D'Oria: l'impianto prospettico è solenne, con un punto di vista centrale all'altezza del cornicione e con la restituzione della planimetria e dei rapporti dell'edificio col contesto paesistico.
  10. Rientra nel ruolo affidato agli edifici di interesse collettivo nella costruzione dell'immagine cittadina la Veduta del collegio de p. gesuiti in strada Balbi (Poleggi, 1986, p. 24). Qui emerge la predilezione per il fasto monumentale dello spazio barocco, la volontà di autocelebrazione cittadina per allineare Genova agli altri grandi centri europei che disponevano di scene urbane ampie e solenni.
  11. Nuovamente dedicata a un edificio religioso è la Veduta della chiesa della Madonna del Rimedio detta dell'Angiolo in strada Giulia, distrutta a fine Ottocento. Il taglio trasversale dell'inquadratura permette di restituire l'ultima strada carrozzabile che univa la città al Levante, di riconoscere la torre trasformata dalle monache di S. Andrea e il ponte sifone dell'acquedotto pubblico che correva sulle mura del XIII secolo.
  12. Prosecuzione della precedente è la Veduta della piazza Amorosa (o delle Fontane Amorose, dette anche Marose), a cui fa seguito quella di un altro luogo emblematico dell'attività finanziaria e della vita collettiva:
  13. la Veduta di piazza Banchi, ove la collaborazione tra il G., Torricelli e Guidotti si manifesta in una maggiore regolarità planimetrica. La prospettiva centrale esalta la chiesa di S. Pietro, circondata dai volumi dei palazzi.

Ennio Poleggi. Paesaggio e immagine di Genova, Genova,1982.

€ 76.000