APPIANUS, Alexandrinus.
Historia Romana. (Con:) De bellis civilibus.Omnia e graeco in latinum translata a Petro Candido.
Venetiis, per B. Pictorem & E. Ratdolt, cum P. Loslein, 1477,
2 parti in un vol. in-4 gr.(mm 291x220), ff. n.n. 131 su 132 mancando il primo f. bianco; 211 su 212 mancando il primo bianco. Attraente legatura d'amatore del XIX sec. in marocchino blu con riquadro a filetti oro sui piatti, dorso a nervi con tit. e fregi oro, tagli dor., dentelle int. I primi fogli di ambedue le parti sono incorniciati dalla prima bordura ornamentale su fondo nero ad apparire in un testo a stampa (cfr. A.M. Hind, An Introduction to a History of Woodcut, New York, 1963, II, p. 458 e sgg.). Con 14 grandi iniziali xilografiche ornate, sempre su fondo nero; testo in nitidissimo car. tondo. Editio princeps della Historia Romana dello storico alessandrino Appiano nella traduzione latina dell'umanista pavese Pier Candido Decembrio. Il ''De bellis civilibus'' era già apparso nel 1472 preso i torchi di Vindelino da Spira; questa è la prima edizione collettiva delle due parti che tuttavia si trovano raramente riunite, come invece nel presente caso. È una delle prime edizioni veneziane di Ratdolt, dopo il Calendarium di Regiomontanus, e contiene il primo utilizzo di entrambe le belle cornici xilografiche. In pochissimi esemplari solo la prima è stampata in rosso, mentre qui entrambe sono in nero. Redgrave, il bibliografo di Radolt, scrive: "A mio avviso ci sono pochi libri stampati di qualsiasi epoca che possono essere paragonati all'Appiano del 1477, con il suo splendido inchiostro nero, la sua carta simile alla pergamena e l'eccellenza rifinita della sua tipografia" (p.13). L'opera di Appiano, storico greco vissuto a Roma nel II sec. d.C., ebbe il merito di mutare l'usuale struttura annalistica della storiografia romana, dividendola sistematicamente per argomenti. La Storia Romana, conclusa intorno al 160 d.C., presenta un resoconto basato sulle storie locali dei vari popoli e paesi che componevano l'impero, a partire dalla loro sottomissione e incorporazione nell'impero stesso. Dei ventiquattro libri di cui era composta, ne sono rimasti integri solamente dieci (dal VI all'VIII e dal XI al XVII). Decembrio era stato allievo dello studioso bizantino Manuel Chrysoloras, dal quale aveva imparato il greco classico. Chrysoloras reintrodusse lingua e letteratura greche nell'Europa occidentale quando fu invitato a tenere una conferenza a Firenze nel 1397, anticipando così il Rinascimento. Portò con sé manoscritti di testi classici greci, oltre alla sua conoscenza della lingua, che in seguito codificò nel suo libro di grammatica Erotemata. La straordinaria produzione del Decembrio (gli sono attribuite centoventisette opere) si divide essenzialmente tra le traduzioni e le opere storiche. Tradusse dal greco in latino parte dell'Iliade, la Ciropedia di Senofonte, alcune Vite di Plutarco, le Storie di Appiano, la Repubblica di Platone; dal latino in italiano i Commentari di Giulio Cesare. Celebre incunabolo, uno dei primi libri che siano apparsi con ornamenti silografici ed il primo in assoluto su fondo nero. Stupendo esemplare a grandissimi margini, immacolato (lievissime macchie su pochi fogli); al contro piatto ex libris "Ex museo Huthii", Henry Huth (1815-1878) fu collezionista e membro della Philobiblion Society celebre per acquistare solo esemplari in eccellenti condizioni. La sua prestigiosa libreria fu alienata dopo la morte del figlio, nel 1910.
BMC V, 244. Goff A-928. IGI 763. GW 2290. Pellechet 915. Polain 284. Essling 221. Sander 482: ''Les deux superbes bordures ornées d’arabesques blanches sur fond noir, sont demeurées comme un modèle de décoration typographique. L’Appianus est un des exemples les plus typiques de l’influence de la tradition de l’enluminure sur les livres imprimés, mais il est aussi la tentative la mieux réussie pour remplacer la miniature par l’ornamentation typographique''.